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FEMDOMCRACY capitolo 3


di Strapps
04.04.2020    |    5.226    |    1 6.0
"Lei si mise dei guanti blu, prese gel e si mise ad aprire i nostri culi per infilarci il gel “Oh vedo che avete i culetti belli aperti, come troie..."
Dopo i primi mesi di adattamento al nuovo mondo della Femdomcracy dove eravamo schiavi di una padrona e legati a lei, le cose presero un certo ritmo quasi abitudinario, per quanto essere a servizio di Madame potesse essere abitudinario. Coloro fra gli schiavi che lavoravano continuarono a farlo, così io e altre 2 uscivamo la mattina e rientravamo nel pomeriggio, almeno per un po', fino a quando Madame Chuammy non impose a me di passare al part-time, a un altro di licenziarsi e al terzo a cedere parte della sua attività per poter essere a casa 4 giorni alle settimana. Madame gestiva tutte le nostre entrate, all'inizio aveva assegnato ruoli e compiti, ma poi lei ci spronò a metterci d'accordo fra di noi: “Una famiglia sa come gestire i soldi, i vostri sono miei, ma voglio che siate voi a occuparvi della casa, da breve massaie dovete usare i soldi con parsimonia, ma non deve mancare nulla! Su andate e mettetevi d'accordo fra voi, come bravi maritini che pensano alle faccende di casa”.
Così ci organizzammo, Verde(la padrona ci chiamava sempre per colore oppure per numero, mai per nome)era molto abile coi conti e sapeva gestire una casa comunque grande e piena di gente. In realtà scoprimmo presto che le entrate della casa, cioè di Madame erano una cifra enorme, ma soprattutto che ciò che versava Lord da solo sarebbe bastato per tre famiglie normali. Verde pensava ai conti, l'avvocato di Lord li ricontrollava e Madame era tranquilla, anche se nessuno di noi avrebbe mai sottratto un euro dalla cassa di famiglia. Mademe era diventata ricchissima con tutti quegli stipendi o pensioni, comprò gioielli, auto, borse, vestiti, stivali, gonne e tanti nuovi strap-on, fruste, pinze, cappi, croci per legare gli schiavi, sextoys, divaricatori, centinaia di tubetti di gel, plug, falli di lattice a forma di cazzo di cavallo e della stessa lunghezza, adoperava quei giochi con noi sapendo ben gestire il menage fra una regina e tanti servi. Quando eravamo tutti al suo cospetto per la cena: pantaloni di pelle aperti dietro che lasciavano libero il culo, un grembiule bianco, il collare del nostro colore e nudi poi, servivamo la padrona fino a quando non era sazia, ognuno con un suo compito: chi il vino, chi le posate, chi i piatti, chi l'acqua, lei beveva due dita di whisky e poi ci metteva in riga di fronte a lei.
“Vediamo chi è il fortuna di voi stasera...umh..il mio harem...oh..stasera voglio..voglio..” e ci lasciava lì a fremere di desiderio che dicesse il nostro numero o il nostro colore per essere, quella sera almeno, soli con lei.
“Numero 4! - era il mio! Ringraziai la sorte e vidi lo sconforto sulle facce degli altri – ...gli altri possono andare a letto. Buonanotte, maritini”.
mi alzai e accompagnai la padrona nelle sue stanze.
Certe volte la padrona voleva solo vedere la tv, bere e poi dormire, ma altre volte voleva che le leccassi la fica, le baciassi il culo e poi passassi lunghi minuti a baciare e adorare il suo buchetto di culo nero nel messo del suo grasso culo nero. Leccavo a lungo inebriato dal sapore del suo culo, baciavo, massaggiavo. A volte lei mi donava sessioni di farting belle dense e sentivo il gas della padrona sul mio naso, sul volto, la ringraziavo e baciavo il suo culo nero.
A volte mi prendeva col suo strap-on, mi legava al letto e mi penetrava forte, sbattendomi fino a concedermi di venire senza toccarmi solo quando si appoggiava a me e potevo godere del suo corpo sudato, della pesantezza di lei, delel sue tette gonfie sulla mia schiena, l'odore penetrante della mia padrona e il suo cazzo finto piantato nel mio culo.
A volte Madame prendeva anche due schiavi per notte: “Stasera voglio Verde e Giallo insieme”in quelle sessioni amava parlarci della Femdomcracy, del potere femminile, del suo nuovo di pensare le relazioni uomo donna. La donan era la Padrona, l'uomo lo schiavo, era la natura, la natura della Femdomcracy. Poi parlava delle sue amiche tedesche che l'avevano iniziata alla Femdomcracy e ne elencava i benefici. Ci obbligava a baciarci e avere rapporti fra noi. Sinceramente a me non piaceva ad altri schiavi sì, pur di stare con Madame accettavo di tutto. Così imparai a fare pompini, a scopare culi, a prenderlo da altri, ma per fortuna Madame conosceva ognuno di noi nella psiche, sapeva quali rapporti omosex incoraggiare fra i suoi mariti e a me riservava solo momenti marginali in quei suoi giochi.
“Dovete amarvi fra di voi, come tante spose...sopra di tutto amate me, ma voglio che vi amiate anche fra di voi...ecco..rosso prendi in mano il cazzo di giallo e tu verde bacia blu..bravo così..”
Io la mattina continuavo a lavorare, quindi rientravo a casa e mi spogliavo, indossavo gli abiti da schiavo: grembiule, pantaloni di pelle con l'apertura sulle natiche, il mio collarino con il nome e il numero col quale ero chiamato da Madame e sbrigavo le faccende: pulire, rassettare o preparare cibo oppure servivo la padrona se lei mi chiamava, certe volte non facevamo molto, guardavamo anche la tv o il computer o riposavamo. Alcune volte Madame era fuori, certe volte andava in Germania o Austria dalle amiche della Femdomcracy oppure faceva weekend fuori con amiche o con uno o due di noi. Solo il Lord non partecipava a niente della casa. Dormiva dopo che Madame lo aveva sculacciato oppure aveva concesso di passare fuori la notte o intere giornate da Madame. Noi invece eravamo reclusi in casa, solo su ordine di Lei potevamo uscire o per lavoro. Una mattina di domenica, tornata da una festa in città, ci convocò al suo capezzale: solo in vestaglia rosa, le morbide carni nere distese sulle lenzuola bianche, i capelli in disordine, struccata era sempre sexy per noi e attendevamo un segno: “Ho queste per voi!” e prese un sacchetto nero, ne tirò fuori delle piccole cinture di castità che si mettevano solo sul cazzo e chiuse sotto lo scroto e ci ordinò di indossarle: “Aventi ragazzi, mettetevele aiutatevi fra di voi..non così imbranati..forza!” alla fine le infilammo. Lei le chiuse ad una a una. “So che non mi tradireste mai, ma non è quello. Con le cinture di castità affermerò ancora di più la mia forza su di voi, il mio dominio, vero?”
“Sì Padrona” gridammo in coro.
“Le cinture sono segno della Femdomcrazia che regna in questa casa. Siete miei. Le porterete ogni volta che uscirete di qui, quando sarò via e quando ne avrò voglia, ovviamente..”
Le cinture erano fastidiose ed io mi eccitavo spesso di fronte a lei, quando le servivo cena o in camera, ma per fortuna lei lo sapeva e con me non le usava sempre. Un paio di schiavi avevano il cazzo piccolissimo e micro erezioni, ormai conoscevo bene il cazzo di ogni membro della famiglia di Madame, li avevo anche presi in bocca qualvolta su ordine di Madame, ma non troppo.
Le feste con le amiche non tardarono. Dalla Germania vennero due lesbiche radicali che avevano avvicinato Madame alla Femdomcrazia. Helga e Grecke. Erano donne impressionanti: Helga era simile di corporatura a Madame, un poco più alta, indossava una cmaicia bianca con delle bretelle di pelle, stivali una gonna che le fasciava le gambe massicce, era bionda con un volto grande, occhi di ghiaccio, labbra colorate di nero, un naso aquilino e una coda di cavallo bionda che saltava sulla schiena, aveva una voce profonda e parlò molto con Madame mentre lei mostrava la casa, i suoi schiavi, la cintura di castità, il marchio di fuoco, il numero tatuato, come servivamo, come lei era Regina, assoluta padrona, come regnavano le cose nella Femdomcracy che aveva instaurato. Grecke invece non parlava molto. Era una donna molto robusta, con due grosse spalle, delle tette cascanti, un volto poco femminile e bruttino: capelli a ciocche, sporchi, una grossa bocca con denti irregolari, un naso schiacciato, occhi verdi molto cattivi, indossava una canottiera lisa, sporca di sudore e aveva le ascelle piene di peli, peli che aveva anche sulle gambe bianche e massicce. Dopo che servimmo un pranzo alle padrone Madame volle vedere dei video con noi in casa, come lavoravamo, stiravamo, pulivamo, come servivamo a tavola ecc., Helga era molto contenta e faceva gran apprezzamenti, noi eravamo distesi a terra sotto i loro piedi, Grecke si divertiva molto faceva battute e rideva sguaiata, una vera lesbica che odiava gli uomini. Ogni tanto si divertiva a gridare un numero a caso affinchè il chiamato si alzasse di scatto e andasse da lei a chiedere: “Desidera, Padrona?” lei rideva mollava uno schiaffo, fortissimo: “Un altro bicchiere di vino, lurido verme, sbrigati!” noi correvamo a riempire il bicchiere tornavamo da lei. “Non mi guardare in faccia stronzo! - e ci tirava uno schiaffo – lurido verme, come osi guardarmi?!” tornavamo sotto di loro, passavano i video, Grecke si divertiva, ci umiliava con battute, ci mollava colpi e poi riprendeva col gioco del bicchiere di vino. Helga era contenta che la sua fidanzata si divertisse così e Madame aveva ordinato che ubbidissimo ad ogni capriccio delle ospiti. Dopo altri video, le risate e i complimenti di Helga, Grecke ormai ubriaca fece:
“Ok, Cara, che ne dici se mi presti qualcuno dei tuoi schiavi per farmi divertire un pochino? Ho voglia di umiliare queste merde di uomini-servi.”
“Scegli quello che vuoi,cara, il mio harem è a tua disposizione. Grecke si alzò, si divertì a scegliere due di noi ed io ebbi la sfortuna di finire nelle sue grinfie. Ci prese per i capelli, io e verde e ci condusse di sotto.
Si spogliò, il corpo flaccido, le maniglie lungo la vita, le tette cascanti, le gambe poco curate. “Anche voi, nudi come vermi quali siete, sbrigatevi “e ci mollò due schiaffoni. Rimasti nudi rise delle cinture di castità, ci giocò un poco. Mi prese la faccia, “Ari la bocca, schifoso!” quando la aprii lei ci scaracchiò un paio di volte con gusto. “Tu leccami le ascelle! E tu invece occupatati dei miei piedi! Svleti, bestie!” ci mettemmo all'opera, a me era toccata la parte delle ascelle pelose. Il sapore della sua pelle era ruvido, aspro, il sudore era abbondante e lei godeva nel veder la mia lingua che andava su e giù, prima una poi l'altra ascella, mentre verde si occupava dei piedi. Leccai anche i peli, lei ci colpiva a me in faccia con schiaffi fortissimi, a verde con i piedi sulla testa, sulla schiena. Dopo aver adorato le sue ascelle e i piedi, ci legò ad un tavolaccio di pancia, avevo la faccia di verde davanti. Lei si mise dei guanti blu, prese gel e si mise ad aprire i nostri culi per infilarci il gel “Oh vedo che avete i culetti belli aperti, come troie..Madame vi scopa regolarmente suppongo?”
“Sì padrona!”
“Bene..ecco adesso basta gel, mettiamo altro!” e sentimmo che armeggiava con divaricatori, gli introdusse nei nostri culo ed iniziò a manovrali. “Bene, così..um...che troie...che culi aperti che avete, brutti schifosi, vi piace esser sodomonizzati da Madame, vero?”
Ci colpì forte mentre urlavamo di Sì.
“Ok, ora siete belli aperti...” si posizionò sopra di noi, con le ginocchia selle nostre schiene, premendo. “Adesso, brutte bagascie schifose, brutti uomini del cazzo, baciatevi, Voglio che vi baciate mentre vi riempio il culo!”
Così fummo costretti a baciarci mentre lei infilava lunghi plug nei nostri culi divaricati ridendo come una matta, coprendoci di insulti e sputandoci addosso.
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